IL RUMORE DEL
SILENZIO
Vi chiedo un
attimo di attenzione. Solo un piccolo istante rubato alle vostre misere ed
effimere vite. Vorrei che tutti voi, esseri di carne e sangue, tendeste le orecchie
al suono della mia voce. È il Silenzio che vi parla.
Cosa sono
quelle facce meravigliate? Quegli occhi strabuzzati? Quelle bocche spalancate?
Vi stupisce forse sapere della mia esistenza? Che sciocchi uomini. Io esisto da
molto prima di voi. Vi ho visti nascere, evolvere, creare e distruggere, amare
e uccidere, ma voi, distratti dai vostri mille impegni non mi avete mai
prestato attenzione. Avete sempre dato per scontato che non esistessi, o che,
per lo meno, non avessi nulla da dirvi. Non potevate pensare qualcosa di più
sbagliato!
Io ci sono.
Non mi
credete? Interrompete attività, cessate i chiacchiericci, spegnete televisori,
cellulari, radio, tacete e aprite le orecchie, aprite la mente e il cuore. Ed
ora? Mi sentite, adesso? Oh, sì che mi sentite, altrimenti alcuni di voi non si
nasconderebbero in un angolo delle loro case, con le mani sulle orecchie e gli
occhi chiusi. Altrimenti qualcuno non scoppierebbe a piangere o cercherebbe con
gli occhi la persona che poco prima gli stava accanto per ricevere supporto,
dato che il coraggio manca.
Ma vi siete
mai chiesti il motivo per cui mi avete accuratamente evitato per tutto questo
tempo? Io sì. Sapete, essere ignorati non è mai piacevole, e, dopo un po’,
oltre ad essere snervante, spinge anche a pensare, e pensando sono arrivato
all’amara conclusione che voi avete paura di me.
Tutto mi sarei
aspettato, tranne che questa banalità. Paura di me? Sarà perché il nulla prodotto dall’assenza di
suoni vi inquieta? Sarà che i rumori di una città che vive e mastica orari di
lavoro, fabbriche, uffici, automobili è preferibile al sottile sibilo che
sussurra alle vostre orecchie parole incomprensibili? Sarà che temete di
trovarvi di fronte a voi stessi? Ai vostri pensieri, creati costantemente da
menti illogiche o razionali, perverse o genuine? Sarà che avete paura di voi
stessi, di vedervi per quello che siete, senza maschere, senza convenzioni, o
pregiudizi, senza passare attraverso il filtro degli occhi di qualcun altro? E
non è forse una paura un po’ insensata? Perché temervi, quando bisognerebbe
conoscersi a fondo per potersi comprendere, rispettare e amare pienamente?
In tutto
questo tempo, avete evitato me, perché temevate voi stessi. E così non siamo
mai diventati amici, o confidenti, e così mi avete impedito di insegnarvi che
il silenzio non è da rifuggire, ma da accogliere dentro di voi. Poiché le
parole non risolvono sempre tutto e, molto spesso, io posso essere molto più
eloquente di loro.
Ora, tendetemi
la mano senza paura.
Avete
ascoltato il rumore del Silenzio.
Silvia
Ferro
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